presentato da
testo di
CORDA, RIZZO, ARESTA, IORIO, IOVINO, ERMELLINO, ROBERTO ROSSINI, DEL MONACO, GIOVANNI RUSSO e CHIAZZESE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
l’operazione «Strade Sicure» condotta dall’Esercito italiano, ininterrottamente dal 2008, su tutto il territorio nazionale è rivolta al sostegno della pubblica sicurezza e al supporto alle forze di polizia per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio come, ad esempio, rispetto a siti e obiettivi sensibili, centri di accoglienza e centri di identificazione ed espulsione;
tale operazione, nel corso degli anni, ha registrato notevoli successi, dalla gestione del Giubileo straordinario della Misericordia, al G7 di Taormina, agli interventi a L’Aquila in relazione al sisma del 2009 e nei territori dell’Italia centrale colpiti dal terremoto, certificandosi come una missione valida ed efficace nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità e al terrorismo;
a fronte degli ottimi risultati conseguiti, si registrano tuttavia delle specifiche criticità soprattutto in relazione alle condizioni di lavoro, al benessere psicofisico nonché rispetto alla retribuzione dei militari impiegati nell’operazione;
il personale militare, infatti, svolge il proprio turno di lavoro con la cosiddetta «turnazione in quinta» che prevede, dopo l’effettuazione di quattro turni lavorativi da 6 ore, un riposo psicofisico di trentasei ore. Tale turno è adottato da tutte le forze dell’ordine impiegate sul territorio nazionale con la differenza però che, mentre essi svolgono il normale servizio nella loro città o zona di lavoro predefinita e con l’arma a seguito, i militari prestano servizio in accantonamenti spesso lontani dall’effettivo luogo di lavoro, con l’obbligo di ritirare/riconsegnare le armi a fine turno, provocando la conseguente maggiorazione di ore che rendono, di fatto, la turnazione tutt’altro che auto-compensante;
le suddette difficoltà alloggiative e logistiche comportano, inoltre, l’accumulo di un ammontare di ore di straordinario e di festività da recuperare tale da comprimere le capacità addestrativo/operative dei reparti al limite della sopravvivenza. Infatti, ogni militare impiegato in «Strade Sicure» accumula mediamente 300 ore di recupero compensativo e 30 giorni di festività, ai quali si aggiungono i giorni di licenza ordinaria dell’anno in corso non fruiti. Tutto ciò si tradurrebbe in più di 4 mesi di assenza media dal reparto, assenza resa impossibile dai predetti impegni operativi e dal ciclo di ricondizionamento addestrativo propedeutico alla reimmissione, dopo soli sei mesi dal rientro, nell’operazione in parola;
in merito alla retribuzione, i militari impiegati nell’operazione percepiscono una paga mensile accessoria pari a circa 800 euro ripartiti in: 663 euro di indennità omnicomprensiva; 14 ore a pagamento per un importo al netto pari a 126 euro mensili; 16 euro (70 centesimi al giorno) di viveri di conforto. Se a tutto ciò si aggiunge anche il ritardo nei pagamenti, è indiscutibile il malumore che si diffonde sovente tra il personale militare impiegato in «Strade Sicure», in considerazione del trattamento differenziato rispetto ai colleghi di altre forze armate o di polizia –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità sopraesposte e se ritenga opportuno adottare iniziative volte a garantire ai militari che partecipano all’operazione «Strade Sicure» un miglioramento delle condizioni di lavoro, l’adeguamento della retribuzione prevista per la partecipazione all’operazione, come pure la tempestiva corresponsione della stessa, promuovendo altresì tutte le misure necessarie per assicurare e sostenere il benessere psicofisico del suddetto personale militare.
(4-02544)